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Anzio 1962

Un’antologia sui luoghi. 20 per 20 autori. Questo il progetto di “Con gli occhi aperti” (Exorma), per la curatela (vera, presente, partecipata) di Andrea Cortellessa che annota ogni autore con un’intervista finalizzata ad orientare verso l’autore dopo la lettura. Ne diamo anticipazione con questo estratto dal racconto di Francesco Pecoraro dedicato ad Anzio.




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Anzio 1962
Francesco Pecoraro

Piattaforme, palafitte, tettoie di legno, di paglia, tende bianche
di tela cruda oppure blu, verde, pergole e incannucciati,
parapetti di legno a stanghe incrociate: bar e baretti che vendono
pizzette e cocacole, aranciate, amare e non, calzoni e
supplì, bombe alla crema coperte di zucchero e ciambelle
fritte e krapfen e gelati confezionati, Gelati Toseroni, mai assaggiati,
poi Eskibon, Mottarello, Fortunello, Coppa del
Nonno, ghiaccioli al limone all’arancio all’amarena alla
menta: si può anche lasciarli interi e succhiare via lo sciroppo
dal ghiaccio fino a farli diventare bianchi: tavolini di alluminio
e sedie impilabili in tubolare di alluminio e plastica intrecciata:
oppure di assicelle di legno: lasciano un’impronta
rossa e laida sulle natiche di chi vi si siede in costume, non
bella a vedersi: musica in continuazione dal jukebox e giovani
seduti e ragazze in bikini e capelli lunghi, lisci, sigarette
accese, cicche per terra, sabbia e bagnaticcio ovunque: qui
prevale il non detto, l’occhiata e la valutazione rapida o ponderata,
ripetuta, lo sguardo silenzioso di tutti si posa sui
corpi di tutti, si ritrae, ritorna e insiste: pettorali e addominali,
seni, brufoli rossi, peli rasati all’interno delle cosce, in
ricrescita, peli pubici che spuntano da costumi, unghie dei
piedi, smalto scrostato.

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Docce all’aperto: su pavimenti lignei sdrucciolevoli, un po’
marci, velluti e alghe, torrentelli d’acqua dolce si scavano piccoli
canyon nella sabbia fino al mare: geografie minime, precise: ristagno
di schiume di sciampi proibiti – c’è pure il cartello, ma
niente – gente in attesa di doccia, gente che si sciacqua, si strofina,
uomini fanno entrare l’acqua dolce nel costume scostato,
prima davanti poi dietro: l’acqua è fredda, gelida, dolciastra,
scivolosa, insana, di un odore inodore: ragazze sotto il getto,
lucide e toniche, con la pelle diaccia e rabbrividita: i capelli fradici
da spazzolare poi a lungo, in silenzio sotto il sole, sedute
in meditazione, oppure in chiacchiera con amica, amici, o in
compagnia di quello con cui stanno: labbra bluastre di bimbi
avvolti in accappatoi, polpastrelli lessati, nasi che colano.
Lontano una grossa rotonda, sospesa su pali di cemento
tutti incrostati di cozze: un bar pieno di gente in costume: si
accalcano alla cassa e ordinano le solite cose: caffè e cocacole e
supplì e ciambelle, eccetera: sala ristorante grande e semideserta,
rimbomba oltre le porte a vetri: c’è qualcuno in costume
e maglietta che pranza seduto: tovaglie bianche, tovaglioli, camerieri,
caraffe di vino sfuso, giallastro: dalla cucina si spande
forte l’odore dei fritti misti, calamari e gamberi, risotti alla pescatora,
spaghetti alle vongole veraci/normali, allo scoglio, linguine
all’aragostina, sauté di cozze, zuppe di pesce, polpo alla
luciana e antipasto misto mare, bruschetta di telline, sogliola
ai ferri, alla mugnaia, spigola in umido con maionese, palombo
in trance al sugo di pomodoro, sarago, orata, filetto di pesce
spada ai ferri, coda di rospo in umido, aragosta persino: ma se
desidera possiamo farle espressa una bella bistecchina ai ferri,
una lombatina di vitello con patatine fritte: abbiamo anche
spaghetti al ragù, saltimbocca alla romana, cicoria, in umido
o strascicata, come desidera, insalata caprese, fagiolini all’agro,
fagioli in umido: fuori, sul grande terrazzo anulare, tavolini e
sedie e gente seduta che ascolta un jukebox a tutto volume:
tutti in costume, qualcuno si è messo la maglietta: si fuma e si
guardano le donne in bikini: comitive di ragazzi scherzano,
schiamazzano coi cazzi barzotti sotto il costume, arrapati che
basta un niente e devono andarsi a nascondere tra le urla e le
risate degli altri: molti hanno preso due o tre materie a ottobre:
qualcuno è stato bocciato, ma non è grave: le ragazze hanno
bikini a coppette color pastello: pistacchio, giallino, rosatello,
nero, bianco: i capelli coi colpi di sole, stirati, ridacchiano abbronzate
e truccate: tutto è sereno, ogni altra cosa è lontana.




Musiche ottuse dall’aria calda, altoparlanti, bandiere che
sventolano appena nella brezza di mare, leggera: dietro la fila
di cabine c’è la strada con platani piantati da poco, che fanno
poca ombra e servono ai cani per i loro bisogni: attento, non
pestarle con l’infradito hongkong: automobili caldissime parcheggiate
al sole, gente ciabattante in costume con borse,
donne con carrozzine e bimbi per mano, ragazze, ragazzi col
pacchetto di Stop/Marlboro/Kent/Rothmans/Peer/Muratti in
mano, oppure nella manica arrotolata della maglietta, il Ronson,
lo Zippo, nel taschino dei pantaloncini: carrozzelle a cavalli
appena passate hanno lasciato scie pestilenziali di sterco,
che fermenta sotto il sole e imbruttisce ogni percezione: qualcuno
fila a tutto gas sul ciclomotore, la camicia gonfia d’aria,
schiaccia la merda sotto le ruote: ciaf.




Per l’immagine della cover ringraziamo Pietro Nardi di www.anzioviaggiata.com

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