poesie

Arroganza nei peggiori bar

Arroganza nei peggiori bar, la nuova foto-poesia di Dolce&Gentile.

© Vincenzo Gentile

ARROGANZA NEI PEGGIORI BAR
di Giuseppe Dolce

Magari, un giorno capiremo
che tutto cominciò col profumo
che aveva come nome “Arroganza”.
D’accordo, era detto in francese,
lingua assai elegante, ma tant’è.
Con Arroganza si è più graditi,
pensammo, più belli e carismatici.
Poi ci parlarono di un Rum
che era servito nei peggiori
bar di Caracas, volendo dirci
che era proprio il rum adatto a noi,
mentre il rum servito nei migliori
bar dell’Avana o di Los Angeles
in bei bicchieri e con gentilezza
non aveva fascino, né charme.
Così chiedemmo con arroganza
cattivo rum al bar e ci dissero
parole sgradevoli e scoppiò
una rissa che si propagò
in città, nel Paese, nel mondo.
Senza più dire buongiorno e grazie,
votammo politici ignoranti,
perciò ricchi di fascino e di charme,
che presero quei provvedimenti
che avrebbe preso chiunque fosse
appena uscito dal peggior bar
di Caracas e d’ogni altro luogo.
Avendo ben chiaro che noi siamo
migliori di voi, vi massacrammo.
E avendo voi politici belli
e carismatici come i nostri,
cercaste di fare altrettanto.
E quando infine tra le macerie
trovai una mia foto di prima
della guerra, scattata in metro,
mi chiesi: “Perché ero imbronciato?
Perché quegli occhi violenti e tristi?
Non è strano che ora non vi scorga
neanche un barlume di preveggenza
della catastrofe che incombeva?”.




Le canzoni di aka Giuseppe Dolce, cantautore romano, sono ispirate a quello che succede nella vita, a Paolo Conte, a Tom Waits, a Enzo Jannacci, alle canzoni italiane dimenticate, ai blues indimenticabili e alle melodie nascoste tra le corde della chitarra.