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Claude Eatherly

Un ricordo di Claude Eatherly a partire da “L’ultima vittima di Hiroshima. Il carteggio con Claude Eatherly, il pilota della bomba atomica” di Günther Anders, uscito per Mimesis.

“Non so se (…) Le abbiano raccontato la mia storia. Sono il pilota che ha guidato, nella Seconda
guerra mondiale, la ‘missione atomica Hiroshima’ e da allora la mia coscienza è stata tormentata
dai rimorsi. Mi sono reso colpevole di atti antisociali perché, nella confusione in cui mi trovavo,
cercavo in tutti i modi un castigo”.

Non sarà allegro ma così si racconta a Günther Anders (pseudonimo di Günther Stern, 1902-1992) il pilota texano Claude Eatherly. Colui che, come scrive Bertrand Russell, era “stato punito solo per essersi pentito della sua partecipazione relativamente innocente a una folle azione di sterminio”.

Il senso di colpa non è lieve e questo carteggio ci offre la possibilità però di attenuarlo come nella lettera in cui delle vittime degli effetti di Hiroshima sulla pelle del viso gli promettono il perdono. Quello che il pilota non riesce a darsi, nonostante il tempo trascorso da quel gesto definitivo.

Claude Eatherly (Texas, 2 ottobre 1918 – Houston, 1º luglio 1978) è stato un aviatore statunitense che, in qualità di ufficiale dell’United States Air Force prese parte alla missione culminata con lo sgancio della bomba atomica Little Boy su Hiroshima il 6 agosto 1945. Little boy – che brutto eufemismo per battezzare un disastro! – poi il dolore di quel gesto. Infinito, corrosivo.

ma eufemismo per eufemismo, che dire di “Straight Flush (scala reale)” che battezza quell’aereo che chiude una mano di carte con lo sterminio di massa? C’è troppa inconsapevolezza in questa pagina di storia perché uan vita umana compromessa non scoppi al pari della bomba che ha lanciato.

Quattordici anni dopo Hiroshima, inizia un carteggio con Günther Anders, il filosofo tedesco autore del capolavoro “L’uomo è antiquato”. Anders sa di questo dolore e vuole aiutare il pilota. Il risultato è questo libro: un commovente scambio epistolare tra Anders e un’anima perduta oltre il dolore, in cerca di un’espiazione tanto impossibile quanto necessaria. Una sorta di saggio sulla pace in corpore vili.

Il carteggio è una delle testimonianze più toccanti sul disastro giapponese che cambiò per sempre la coscienza collettiva, utile a capire quanto i dolori della guerra possano essere una piaga irrimarginabile. Nella vita di un uomo. Ma anche il passaggio per una rasserenazione dolorosa e radicale.

Un libro da leggere e conservare.




Founder e direttore di "Perdersi a Roma" collabora con Il Messaggero, il Venerdì e Nuova Ecologia. Ha pubblicato libri di prose, poesie e narrativa di viaggio tra cui "Letti" (Voland), "AmoRomaPerché" (Electa-Mondadori), "La gioia del vagare senza meta" (Ediciclo), "Fùcino" (Il Sirente), "Il mondo nuovo" (Mimesis), "Andare per Saline" (Il Mulino) e "I segni sull'acqua" (D editore).