flânerie e viaggetti

Fraturno, verso Lucretile

C’è un luogo magico alle porte di Roma. A cui Claudio Damiani ha dedicato una piccola silloge intitolata “Fraturno” (ora incluso in “Poesie” – Fazi editore). Ve lo vogliamo far conoscere per la strada dei suoi versi che vi portano (NdR).




Fraturno. Piccolo lago nascosto tra i monti Lucretili. Incontaminato per assenza di scarichi, nessun contatto se non quello di mucche e cavalli al pascolo tra cerri e roverelle. Vi volevamo far conoscere questo luogo prezioso attraverso i versi di Claudio Damiani, in una delle sue prime e più famose sillogi. Fraturno è in realtà uno di più laghetti che la gente del posto chiama “lagustelli”. L’atmosfera carsica che vedete ritratta nelle foto è confermata anche dalla natura geologica di queste formazioni lacustri. Per raggiungerle bisogna lasciare la macchina oltre Percile e proseguire a piedi oltre la Porcareccia. Un lago, più piccolo, che è più agevole vedere dall’alto. Poi si giunge a Fraturno e lo specchio d’acqua invita a stendersi e ad ascoltare la pace delle montagne. Sarà facile trovarvi soli e logico sentire i versi del suo cantore, naturale erede oraziano che da queste parti abitò (la villa è visitabile). Vi lasciamo alla voce di Claudio Damiani, al suo invito a Fraturno.




Il piccolo Fraturno ora è solo; è buio,

Il piccolo Fraturno ora è solo; è buio,
un vento tacito scorre lene su lui,
dei suoni, delle voci si sentono,
gemono i rami degli alberi;
la notte l’ha avvolto nel suo mantello nero
e lui è solo e ha paura!
Ma forse no, non ha così tanta paura,
i piccoli pioppi intorno a lui sempre sono,
delle fronde lui sente il bisbiglio,
e qualche cavallo, qualche mucca si avvicina
silenziosamente per bere la sua acqua.
Ogni notte è solo, ma in realtà non è solo.
La notte stessa lo guarda con le sue stelle,
lo guarda e resta incantata della sua bellezza…

Fraturno (Ode)

Fraturno tu le tenere
canne che le tue rive
mute cingono crescere
vedi, la viola timida
spuntare tra l’erbetta,
gli alberi intorno mettere
la veste a primavera
e levarsela il verno,
e i fanciulli festosi
da Percile o Licenza
con le camere d’aria
scherzare alle tue rive
finché dura la luce.

Tu Fraturno ogni cosa
vedi a te intorno nascere
e vivere e morire
da sempre e tu sei uguale
dolce specchio gentile;
tu rimani seduto
sempre nella tua conca (…).

Ora dorme su un fianco il piccolo lago

Ora dorme su un fianco il piccolo lago
e respira piano.
Tu l’hai veduto
e sei tornata a casa.
Camminando al ritorno lo vedevi ancora,
a casa la sua immagine durava nei tuoi pensieri.
Lui voleva restare,
non voleva andare via più.
Alle finestre della stanza
faceva buio.
Ti addormentavi.
Sognavi me
e, vicino a me, Fraturno.
Pensavi: dove va la sua vita?
Ti chiedevi se quando sarei morto
qualcuno mi avrebbe preso
conservandomi nelle sue mani
come un uccellino caduto.
E le fronde di Fraturno frusciavano
silenziose intorno allo specchio.
E ti stringevi tutta nel sonno,
ti facevi lontana da me,
diventavi piccola piccola
camminando su una stradina bianca.




È nato nel 1957 a San Giovanni Rotondo. Vive a Rignano Flaminio, nei pressi di Roma. Tra le sue raccolte poetiche ricordiamo "Fraturno" (Abete, 1987) e "Attorno al fuoco" (Avagliano, 2006, Premio Mario Luzi, finalista Premio Viareggio). Per Fazi Editore ha pubblicato "La miniera" (1997, Premio Metauro), "Eroi" (2000, Premio Montale), "Poesie", "Il fico sulla fortezza" (2012, Premio Camaiore, Premio Brancati) e "Cieli celesti" (2016).