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La voliera vacante

La voliera vacante. Un racconto.

LA VOLIERA VACANTE

Tra Piazza dei Giuochi Delfici e Ponte Milvio c’è questa sfilza di condominii incredibili; risalgono quasi tutti agli anni sessanta e settanta, a quando i signori del boom economico avevano scelto questa zona della città, coperta solo da pini e prati, come loro residenza.

Voliera (C) roberto carvelli – sumi e pastelli olio

Ancora oggi resistono al tempo mostrando un aspetto distinto e moderno nonostante quelle architetture che ormai in pochi avrebbero il coraggio di realizzare.

Hanno il portiere che cura le siepi, mentre gli stessi pini di quarant’anni fa finalmente riposano addomesticati dietro i loro steccati.

Ce una palazzina in particolare che è tutta bianca e più di una volta ho sentito dire che per un periodo ci avrebbero vissuto Raimondo Vianello e Sandra Mondaini.

Ha decine di vialetti che si ramificano fin sotto gli ingressi oltre a una grande voliera di vetro e ferro che si vede dalla strada. In cima hanno messo pure una banderuola che dovrebbe indicare da che parte tira il vento ma è troppo arrugginita per farlo.

Quando da bambino mi capitava di passare per quella strada, ricordo che sembrava un padiglione dello zoo: dentro c’erano pavoni, qualche cardinale rosso e altre specie di volatili esotici di cui ancora ignoro il nome e la provenienza.

Negli anni però il sole e la pioggia hanno fatto un buco tra le maglie della gabbia e chissà se sono scappati attraverso quell’apertura o sono semplicemente morti di noia, il fatto è che di loro a un certo punto non c’era più traccia.

Col tempo la voliera è diventata un grande orpello vuoto e cadente, finché a un certo punto non l’hanno riconvertita a rimessa condominiale in cui ormai le anziane residenti si fanno lasciare la spesa dal fattorino del supermercato vicino.

Oggi quando ci passo davanti, al posto di diamantini stellati e pappagalli verdi, vedo solo delle cassette di acqua minerale e un carrello della spesa pronto per fare la spola.

In compenso dal buco nella voliera ogni tanto entrano dei comuni piccioni, qualche merlo, delle cornacchie e perfino dei gabbiani che si avventurano dentro alla ricerca di qualche avanzo.

Mentre volano nella gabbia per ritrovare l’uscita, si producono in piroette spettacolari che poco hanno da invidiare a quelle dei vecchi occupanti.

Magari sono un po’ più sporchi e sgraziati di loro e qualcuno gracchia anziché cantare, ma in questo modo quantomeno quel luogo ritrova il proprio senso e smette per un po’ di essere un magazzino per ritornare a fare la voliera.




Stefano Scanu vive a Roma. Nel 2014 ha pubblicato una raccolta di poesie intitolata "Come un albero per un’ampolla", e il saggio narrativo "Buio in sala. Guida breve ai cinema di Roma", tutti per Giulio Perrone Editore.