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Philippe Forest

Intervista esclusiva a Philippe Forest su Roma.

Di Philippe Forest si parla spesso a partire da un libro felice – anche se infelice perché tratta in autofiction della morte della figlia di quattro anni – “Tutti i bambini tranne uno”, ma è anche un accademico francese ed autore di saggi dedicati alla letteratura e alla storia delle correnti d’avanguardia e al cinema. Per parlare della sua carriera universitaria va detto che ha insegnato letteratura francese in università inglesi (Cambridge, Saint Andrews) ed è al momento professore di letterature comparate all’Università di Nantes.

Per tornare alla sua prosa, sembra aver scritto spesso lo stesso libro (“Per tutta la notte” e code in “L’amore nuovo”) ma sempre con ricchezza di punti di vista a dimostrazione di quel capolavoro d’intenti di Luciano Bianciardi in cui dichiarava di voler scrivere non solo lo stesso libro ma la stessa frase come un tarlo che scava il legno. Cionondimeno si è occupato di Giappone e della sua cultura a partire da un viaggio (“Saringara”). Ora lo leggiamo, a dimostrazione di una nuova discontinuità, in un libro “Il gatto di Schrödinger” della Del Vecchio (che, con l’autore, ringraziamo per l’avvenuto contatto) che allude all’arte combinatoria e alla fisica. E innesta conte philosophique, favola e (as usual) racconto autobiografico. In cui si spiega l’infinita possibilità delle cose che accadono o non accadono.

Nel libro si legge: “Come se: è l’espressione che usano gli scienziati. Ma anche i bambini, e i poeti. Tutto accade come se il mondo nel quale viviamo fosse contemporaneamente lo stesso e un altro, contenuto nella scatola oscura in cui, compresse, stanno tutte le virtualità della vita, di modo che ogni cosa e il suo contrario vi si trovano fianco a fianco al loro posto”.

Di seguito le sue risposte (a beneficio dei francofoni anche in lingua) e la nostra (speriamo efficace) traduzione.

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Ricorda quando ha visto Roma per la prima volta?

Je suis allé à Rome pour la première fois à la fin de l’année 2001. J’y ai passé le 31 décembre. C’était au moment exact du passage à l’Euro. J’y ai vu comme un signe très favorable et très heureux du fait que tous les pays d’Europe formaient désormais comme une seule et belle Nation. J’y croyais alors et j’y crois encore. C’était comme si l’Europe renaissait sous mes yeux dans la ville qui en avait été le berceau.

Io sono stato a Roma per la prima volta alla fine del 2001. Ho passato lì la fine dell’anno. Era il momento esatto del passaggio all’euro. L’ho letto come un buon auspicio del fatto che tutti i Paesi d’Europa formassero ormai un’unica bella nazione. Ci credevo allora e ci credo ancora. Era come se l’Europa rinascesse sotto i miei occhi nella città che ne era stata la culla.

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E dopo quella volta?

Depuis, je suis allé régulièrement à Rome, invité pour y présenter mes romans qui, depuis dix ans, ont tous été traduits en Italien les uns après les autres. Je mélange un peu les souvenirs que je garde de ces voyages successifs. Mais pour moi Rome est toujours un lieu de plaisir et d’émerveillement.

In seguito ci sono tornato regolarmente invitato a presentare i miei romanzi che da dieci anni sono tutti stati tradotti in italiano uno dopo l’altro. Confondo un po’ i ricordi di questi viaggi successivi ma per me Roma è sempre un luogo che mi regala piacere e stupore.

Cosa le piace di Roma?

J’aime tout de Rome. Il y a d’autres villes d’Italie que j’aime aussi, auxquelles je me trouve sentimentalement attaché comme Turin ou Naples par exemple. Mais ma préférence va à Rome.

Amo tutto di Roma. Ci sono anche altre città italiane che amo e a cui mi sento legato sentimentalmente come Torino e Napoli, per esempio. Ma preferisco Roma.

Perché?

Peut-être parce qu’étant né à Paris, ayant longtemps vécu à Londres, j’ai une prédilection pour les capitales. Je ne connais pas très bien Rome. C’est donc surtout la Rome touristique que je connais. S’il fallait choisir un seul monument, je dirais l’église Sainte-Cécile du Trastevere. J’ai des raisons personnelles pour cela. Je ne l’ai visitée que récemment et ce fut un profond enchantement.

Forse perché essendo nato a Parigi e avendo vissuto a Londra ho una predilezione per le capitali. Non la conosco molto bene se non la Roma turistica. Se dovessi sceglierne un solo monumento direi, per ragioni personali, la chiesa di Santa Cecilia in Trastevere. L’ho visitata per la prima volta di recente e mi ha profondamente incantato.

C’è una Roma che ha amato in letteratura?

Bien sûr, j’ai lu des oeuvres françaises ou italiennes qui se situent à Rome, des romans, des poèmes antiques et modernes qui exaltent la grandeur passée de Rome ou bien la ville d’aujourd’hui. Mais si je dois être honnête, je dois dire que mes images de Rome sont plus cinématographiques que littéraires. Elles me viennent du cinéma italien – “le grand cinéma italien” comme dit Godard- et, en ce qui me concerne, je les dois à des réalisateurs que j’admire: de Rossellini à Moretti en passant par Fellini ou Scola.

Certamente, ho letto opere francesi o italiane che sono ambientate a Roma, romanzi, poesie antiche e moderne che esaltano la grandezza passata o anche la città di oggi. Ma se devo essere onesto devo dire che il mio immaginario romano è più cinematografico che letterario. Provengono dal cinema italiano – “il grande cinema italiano” come l’ha definito Godard – e per quanto mi riguarda da registi che ammiro molto: da Rossellini a Moretti, passando per Rossellini e Scola.

(Traduzione di Manuela Pattarini e Myrice Tansini)

Founder e direttore di "Perdersi a Roma" collabora con Il Messaggero, il Venerdì e Nuova Ecologia. Ha pubblicato libri di prose, poesie e narrativa di viaggio tra cui "Letti" (Voland), "AmoRomaPerché" (Electa-Mondadori), "La gioia del vagare senza meta" (Ediciclo), "Fùcino" (Il Sirente), "Il mondo nuovo" (Mimesis), "Andare per Saline" (Il Mulino) e "I segni sull'acqua" (D editore).