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Polaroidmania

Polaroidmania ovvero su Rhiannon Adam e il suo “Polaroid. Il manuale che stavate aspettando guida creativa completa” (Gribaudo).

“L’umile Polaroid è la rock star del mondo della fotografia: ribelle e un po’ sovversiva”. Scrive Rhiannon Adam l’autrice di “Polaroid. Il manuale che stavate aspettando guida creativa completa” (Gribaudo) nell’introduzione. Il punto focale rimane il carattere istantaneo e lo scarto dal vero che offre questo immortale (o meglio risorto o risorgente) sistema di cattura del reale. Ogni fotografia, si sa, è il tentativo di imprigionare il tempo, la luce, le forme.

Tutto nasce da qui. Ma tutto finisce qui dato che la Polaroid Corporation la casa madre dell’apparecchio fotografico di cui ci occupiamo ha dichiarato bancarotta nel 2001. Da questa data spartiacque grande parte di quanto la Polaroid ha creato è stato frammentato e liquidato, e quasi tutti i macchinari di fabbrica sono stati smantellati e venduti come ferraglia.

Ma oggi qualche strano e inattuale miracolo l’ha riportata fuori dall’alea del vintage per rimetterla nelle mani degli appassionati (chi scrive è uno di questi con tre macchine all’attivo di cui due Land Camera a soffietto). Il vintage l’ha salvata, come una magia inattesa e provvidenziale. E oltre a salvare fondi di fabbrica ecco varie marca a rimettersi a creare pellicole.

In mezzo – e forse al centro di questo repechage – ci sono delle app come Instagram e altri filtri che hanno scelto di riprodurre quell’effetto flou. Ma perché avere la copia se si può avere l’originale. Ecco così rinascere la passione se non addirittura la mania della foto istantanea. Superando i vantaggi del digitale. Qual è notizia? La notizia è che il mondo per quanto una sua sola nicchia dice che una minor definizione è migliore di una maggiore. O meglio che una rivelazione della realtà modificata vale più di una più efficacemente “realistica” o forzatamente virata alla nebbia.

Oggi la nuova Polaroid, mandata avanti dai proprietari Gordon Brothers e Hilco Consumer Capital, ha in sé poco del nome originale, legato alla produzione di fotocamere, ma è diventata più che altro il simbolo di uno stile di vita. Questo libro ci dice come modificare le Polaroid (tra parentesi: sapevate che la Kodak Eastman aveva vinto il rush finale nella creazione di una pellicola istantanea e che poi collabora alla creazione della Polaroid) per creare effetti visivi “pittorici”.

Perché la Adam, oltre a mostrare tutta la gamma delle macchine che ancora si trovano in giro, illustra un’incredibile gamma di effetti realizzabili con le pellicole istantanee avvalendosi d’immagini di supporto che vengono alcune da grandi fotografi.

Insomma lo scatto oltre lo scatto, una vittoria ulteriore dell’analogico sul digitale, della manualità sull’uomo della macchine. Una notizia, per quel che vale, da far sapere al volo e in contumacia ai vari Wells, Bradbury, Orwell.




Founder e direttore di "Perdersi a Roma" collabora con Il Messaggero, il Venerdì e Nuova Ecologia. Ha pubblicato libri di prose, poesie e narrativa di viaggio tra cui "Letti" (Voland), "AmoRomaPerché" (Electa-Mondadori), "La gioia del vagare senza meta" (Ediciclo), "Fùcino" (Il Sirente), "Il mondo nuovo" (Mimesis), "Andare per Saline" (Il Mulino) e "I segni sull'acqua" (D editore).