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Qualcuno on-line

Qualcuno on-line è il titolo con cui vi offriamo un brano estratto da “L’orizzonte della scomparsa” di Giuliana Altamura romanzo che esce per Marsilio in un’atmosfera straniata e morbosamente contemporanea.



Per “L’orizzonte della scomparsa” di Giuliana Altamura si sono trovati riferimenti in David Lynch e Chuck Palahniuk ma di certo c’è la complessità del presente, la tipizzazione femminile per fasce di attributi, la socialità fake e quella ambita delle star osservate in uno schermo. O prima, nella lente che le inquadra. Ecco, nel racconto delle vicende di Lana, Christian e Blaxon (nomi da serie tv icasticamente glamour), c’è soprattutto lo schermo come filtro. Anche nel racconto della sessualità continuamente allusa, esposta e sovraesposta e dei luoghi attraversati più che visti o vissuti, che siano Montreal o Parigi, come nel caso del brano che ne estraiamo.

L’appartamento dove sono dirette si trova a Saint-Germain, non lontano da lì, al quarto piano di un palazzo haussmaniano con affaccio sul giardino che circonda l’abbazia. Lasciate le modelle, la produzione si dà appuntamento al giorno successivo e si disperde in tutta fretta.

Lana entra nella sua stanza bianca, dal soffitto stuccato agli angoli e profumata di parquet. Alza il monitor del computer poggiato sul letto, mentre Assia – newyorkese bionda e scavata, con due grandi occhiaie dall’insano fascino insonne – tira fuori dall’armadio un abito rosso e comincia a spogliarsi.




«Che hai intenzione di fare?» chiede Karidja sulla porta, nel suo modo fintamente aggressivo. È afro-americana e viene da Houston. Porta i capelli corti rasati su un lato, abbigliamento vagamente maschile e due occhi verdi sotto una fronte immensa.

«Me lo presti, vero?» domanda Assia, algida, sfilandosi le scarpe.
«Cosa?»
«L’Elie Saab. Esco.»
«No che non lo fai.»




Assia le lancia uno sguardo di sfida, prende il telefono e chiama il servizio taxi.
«Merci. Sarà qui fra cinque minuti.»
«Ti ricordo che domani abbiamo lo shooting, cara, vengono a svegliarci alle otto con due telecamere puntate in faccia.»

«Senti, K» Assia tira su la cerniera, «c’era un fotografo di Vogue France alla sfilata e mi ha lasciato un invito a un party esclusivo alla Maison d’Hiver. Sarei pazza a non andare.»




«Che succede?» sopraggiunge Eve sbadigliando in canottiera e slip, i lunghi capelli tinti di rosso raccolti disordinatamente sulla nuca e una tazza fumante in mano. Senza trucco né scarpe sembra una liceale qualsiasi.

«Succede» riprende Assia, «che a voi basterà questo show, ma poi si sa come vanno le cose. Che gli ascolti siano alti o bassi, finiranno per dimenticarsi di noi. Non ho intenzione di perdere nessuna occasione.»

«Io non so come fate a non soffrire il jet-lag, voi altre…
Buonanotte!»
Mentre Eve si defila silenziosa, Assia finisce di allacciare i sandali dal tacco stellare.

«Il modo per rimanere sveglie si trova sempre» sussurra – quasi a se stessa – passandosi il correttore allo specchio. Karidja le si avvicina alle spalle.
«Credi che possa venire anch’io?»
Assia sorride, battendo le ciglia affilate. «Sbrigati, il taxi sarà qui a momenti.»




Lancia un’occhiata a Lana, col portatile sulle cosce. Ha difficoltà a decifrarla. Era convinta l’avessero scelta per risultare politicamente corretti, rappresentare la categoria delle curvy e speculare sulle sue probabili difficoltà d’inserimento nel mondo dell’haute-couture. Quando però, durante le prime riprese, era riuscita a spiarla in video, aveva capito che doveva esserci dell’altro, una qualità ulteriore in lei che avrebbe potuto mettere in ombra l’unicità di ciascuna di loro.

«E tu che fai?» le domanda.
«Io?»
«Vieni al party con noi?»
«Oh io… non posso, ho un appuntamento con qualcuno. On-line.»