flânerie e viaggetti

Roma, 2010 – Autobus 90 – Porta Pia

Un altro incontro dell’inedito “Catalogo dei suonatori di strada” di Giuseppe Dolce, scrittore e cantautore.





ROMA, 2010 – Autobus 90 – Porta Pia
di Giuseppe Dolce

L’uomo avrà sessant’anni. I capelli sono ancora neri e indossa
una maglietta blu sotto un completo scuro. A tracolla porta la
custodia di una racchetta da tennis. Gli servirà per riporre il
violino quando è stanco. Adesso però è appena salito
sull’autobus e ha cominciato a suonare. Il suo repertorio è fisso.
Comincia col Rondò alla turca di Mozart, poi accenna a Cielito
lindo, poi a Tico tico e infine suona per intero il suo pezzo forte
che è una doina, una melodia dell’est europeo che non conosce
nessuno, ma è davvero bella. La suona da virtuoso. È un uomo
dagli occhi tristi, romeno o moldavo, che in gioventù deve
essere stato un bell’uomo e, a giudicare dalle mani, deve avere
anche lavorato da muratore.

Le canzoni di aka Giuseppe Dolce, cantautore romano, sono ispirate a quello che succede nella vita, a Paolo Conte, a Tom Waits, a Enzo Jannacci, alle canzoni italiane dimenticate, ai blues indimenticabili e alle melodie nascoste tra le corde della chitarra.