poesie

La scuola piena

“Cloffete, cloppete, clocchete. Le poesie nei libri di scuola degli anni Sessanta” (a cura di Piero Manni) e con le introduzioni di Massimo Bray e Gino & Michele.



Si tratta di “duecento pagine di emozioni forti” come dice il duo comico che ha tenuto a battesimo questa curiosa antologia che risveglia in molti il ricordo dei banchi che furono e accompagna un’antologia dedicata dalla stessa casa editrice al decennio precedente.

Come scrive Piero Manni, il curatore, nella introduzione di questa sezione dedicata alla scuola (da cui traiamo i versi): “Negli anni Sessanta va progressivamente in crisi il ruolo della scuola come veicolo di formazione del consenso intorno all’ideologia dominante e di preparazione della classe dirigente; volge al termine la grande ricostruzione postbellica, siamo in pieno boom economico e l’Italia va assumendo il ruolo di grande potenza internazionale, con la scuola media unica irrompe nell’istruzione una necessità egualitarista che comporta una revisione dei contenuti”.

Vi offriamo dei versi tratti da una poetessa poco nota. Non abbiamo scelto l’arcifamoso Montale, né Gaber o D’Annunzio, o Gatto, o Auden, che pure campeggiano nelle pagine dell’antologia, ma Lina Schwarz (Verona, 20 marzo 1876 – Arcisate, 24 novembre 1947) una scrittrice per l’infanzia, ebrea eppure presente nei libri scolastici anche del ventennio fascista “grazie alla sua cultura cattolica moderata che la portava all’accettazione e alla diffusione di una visione conservativa dell’ideologia dominante”. La Schwarz fa parte dei cosiddetti “poeti di banco” (Zietta Liù, Pezzani, Novaro) ovvero quei versificatori da antologia scolastica e per quelle dotati naturalmente di immaginario. Ha pubblicato tra il 1904 e il 1935 per lo più raccolte per la Mondadori. La poesia che scegliamo s’intitola “La scuola vuota”.

La scuola vuota

La scuola è vuota, i bimbi andati via,
i finestroni chiusi, i banchi all’aria.
In un canto una scopa solitaria
riposa dopo fatto pulizia.
Solo un sommesso pigolìo d’uccello
rompe il silenzio dei deserti androni;
e nel cortile, liberi e padroni,
fanno vacanza i gatti del bidello.