flânerie e viaggetti

Sul 38, nel 1988

Sul 38 nel 1988, un procacciatore di pubblico da concerto d’organo. Continua il “Catalogo dei suonatori di strada”.





ROMA – AUTOBUS 38 – ANNO 1988
Un signore distinto, in cravatta e doppiopetto, viaggia tra la
folla. Sembra che viaggi. In realtà osserva. Punta la sua preda.
Punta le signore di mezza età. Ha un pregiudizio. Crede che
siano proprio il pubblico adatto a lui. Quando ha visto la preda,
che in genere sta seduta a pensare ai fatti suoi, dopo averla
scelta tra tutte le possibili prede e aver deciso che è proprio
quella che fa al caso suo, la assale da dietro.

“Mi scusi, signora,” le sussurra all’orecchio con grande
gentilezza.

La preda trasale spaventata. Il signore distinto prosegue
l’attacco.

“Sono un organista. Questa sera mi esibisco nella tale chiesa,
eseguendo musiche di Bach (diciamo), eccetera.”

La signora si riprende. Squadra il signore distinto con aria
incredula. In genere è una nonna molto occupata con i nipoti, o
è perseguitata da acciacchi tali che le impediscono di uscire la
sera. Quasi sempre della musica per organo si è disinteressata
dalla più tenera età. Non si capacita che quel signore le stia
rivolgendo la parola in quel modo. Forse è un maniaco. Più
probabilmente, suona l’organo così così. Quelli bravi non hanno
bisogno di una pubblicità del genere. Quelli bravi si esibiscono
in televisione. Organisti in televisione, a dire il vero, non ne ha
mai visti. L’organo a lei non è mai piaciuto.

Il distinto signore, fattasi pubblicità, si ritrae e ricomincia a
fingere di viaggiare, puntando di nuovo sul pubblico sbagliato.
Dovrebbe assalire qualche ragazzina punk. Qualche tipetto
sveglio che al concerto per organo non rischiasse di
addormentarsi troppo presto.

Le canzoni di aka Giuseppe Dolce, cantautore romano, sono ispirate a quello che succede nella vita, a Paolo Conte, a Tom Waits, a Enzo Jannacci, alle canzoni italiane dimenticate, ai blues indimenticabili e alle melodie nascoste tra le corde della chitarra.