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Villa Albani con bimbo

Come è ammirare la bellezza inaccessibile di Villa Albani? Inizia un diario di mamma con figlio.

Scrivo affacciata al “balcone” di Via Savoia e guardo dentro lo splendore di Villa Albani chiusa a noi comuni mortali. Dentro una guardia passeggia e si annoia. Una statua femminile riposa sdraiata dietro un cancello arrugginito inquadrato in un muro imbrattato di scritte colorate prive di qualsiasi intento artistico ma solo vandalico. Alle spalle di costei, la statua intendo, un edificio in sublime sfacelo.

Ogni tanto qualche passante mi fa compagnia e si ferma accanto a me. Ma forse solo per sbirciare il cellulare. Certo. Ma non solo. Qualcuno si ferma davvero a guardare la Villa.
Mentre scrivo e osservo, mia figlia di soli cinque mesi, dorme nella fascia. La porto in giro così come una mamma canguro. Idealmente collegata alle madri del nostro passato e a madri di altri popoli che ancora trasportano i loro piccoli così e ci insegnano di nuovo perché appunto qui in Italia come si fa ce lo siamo scordati.

Porto mia figlia in fascia perché sin dalla nascita non è voluta stare in carrozzino e poi nemmeno nell’ovetto e poi nemmeno nel passeggino. Tiè! Voglio starti addosso cara mamma. Voglio vedere il mondo alla tua altezza, sentendo il battito del tuo cuore a cui sono abituata sin dalla mia manifestazione in questa vita. Voglio osservare la bellezza con te e farti praticare questa nuova flanerie.

Niente percorsi complicati o troppo lontani dal punto di partenza. E sempre a caccia di un luogo dove poter allattare e trovare un fasciatoio. Luoghi fantastici, quasi da leggenda. Luoghi che quando li trovi è davvero come aver trovato l’Eldorado.

Ho sperimentato anche la flanerie “a rotelle” perché seppur raramente io e Albero Meraviglioso (questo il significato del nome di mia figlia) qualche volta siamo pure uscite con uno di questi trabiccoli porta bambini. E a parte l’angoscia per i suoi pianti ero parecchio angosciata anche da: marciapiedi stretti, sporchi, smattonati, bucati, ricoperti di monnezza e poi… Bar con le porte strette, con i gradini in ingresso, coi i tavolini appiccicati e poi…

Automobili come bisonti infuriati a voler citare Battiato e poi.. uffici con ascensori per Lillipuziani e poi… smog soprattutto quello che ci fa scoprire e amare soprattutto le strade meno trafficate. Soprattutto quelle.

Villa Albani fu costruita su via Salaria a Roma per il cardinale Alessandro Albani, nipote di papa Clemente XI, che per l’acquisto finì per indebitarsi, dall’architetto Carlo Marchionni che la completò nel 1758, divenendo uno dei centri della cultura del mondo occidentale.
Il complesso è accompagnato da un giardino all’italiana con fontane e obelisco, un tempio e finte rovine costituite da resti archeologici originali. La villa è impostata su due assi principali corrispondenti ai due ingressi: il primo accesso, sulla via Salaria, conduce a un giardino diviso da viali a raggiera. L’altro è osservbile da viale Regina Margherita.




Laureata in storia a Bologna con tesi sul femminismo è insegnante e ricercatrice indipendente ed esperta di studi di genere.