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Il Folk Studio

Riprendiamo da quel ricco catalogo di ricordi vivi che è “Italian Nightclubbing” (Arcana) di Alessandra Izzo e Tiziano Tarli, il brano dedicato al Folk Studio. Per scoprire che quel buco di via Garibaldi ha tenuto a battesimo la grande musica d’autore.




Il Folk Studio
di Alessandra Izzo e Tiziano Tarli

Il Folk Studio è davvero una delle factory d’arte in Italia. Questo storico
club nacque nel 1960 in un «buchetto» di via Garibaldi a Roma, in Trastevere.
All’inizio era la casa/studio del pittore e musicista americano Harold
Bradley, nella quale si riunivano artisti, pittori, attori e musicisti. Ci si passavano
delle splendide serate, in quello studio, che spesso si prolungavano
fino all’alba. Ben presto fu trasformato in un vero e proprio club per ascoltare
musica, molta della quale d’oltreoceano. Nei primi anni Sessanta, vi si
esibì un certo Bob Dylan (all’epoca un giovane signor nessuno), di passaggio a
Roma per il suo primo concertino in Italia (in verità, come si mormora da
anni, per correre dietro una sua fiamma che si trovava nel nostro paese).

Secondo Giancarlo Cesaroni (diventato il vero patron del Folk Studio nel
senso più ampio del termine, anche se, in realtà, dietro tutta la macchina del
club c’era la vivacissima e attenta moglie Noemi, che costituiva il vero «collante»),
che era lì quella sera, Dylan era un ventenne sconosciuto e sembra
non ci fossero più di dieci o quindici persone ad ascoltarlo.
A metà del decennio dal Folk Studio nasce anche un gruppo, The Folk
Singers, fondato da un altro artista americano, Eddie Hawkins, amico di Harold
Bradley, che divenne in breve tempo uno dei più importanti gruppi gospel
italiani.

Intorno al 1968 Harold Bradley torna negli Stati Uniti e la direzione del
locale passa al dottore in chimica, il già citato Giancarlo Cesaroni. Con la
nuova gestione, il club intensifica la programmazione con nuove proposte
musicali, cominciando a curare anche i rapporti con la stampa, e crea, negli
anni Settanta, una propria etichetta discografica, la Folkstudio, con la
quale hanno debuttato molti artisti, tra i quali Mimmo Locasciulli.
Qui si faceva ogni tipo di musica: dalla popolare al jazz, fino ad arrivare
alla canzone d’autore. Vi hanno suonato davvero tanti nuovi talenti ai loro
esordi: Antonello Venditti, Rino Gaetano, Ernesto Bassignano, Stefano
Rosso, Francesco De Gregori e tanti altri (De Gregori, Venditti, Bassignano
e Lo Cascio formarono anche un gruppetto chiamato I Giovani del
Folkstudio). E passeranno a suonare anche la grande Giovanna Marini, la
Joan Baez italiana, e l’immenso cantautore brasiliano, Irio De Paula.
Ecco cos’è stato questo impareggiabile club per la nostra cultura tra gli
anni Sessanta e Settanta.

Negli anni, il club si è spostato di sede e la sua attività è continuata fino
al 1997 circa. Dopo la scomparsa di Giancarlo Cesaroni, il 29 gennaio del
1998, l’Associazione Folkstudio ’88 ha donato il materiale di archivio – ricchissimo
di locandine, fotografie, audiocassette e nastri con alcuni dei concerti
registrati durante tutti quegli anni – alla Discoteca di Stato.