flânerie e viaggetti

La scacchiera di Livorno

Livorno e i suoi bianchi e neri. La Terrazza Mascagni.

Terrazza Mascagni, Livorno – © Wikipedia

LA SCACCHIERA BALNEARE. Livorno. Affacciato sul mare, proprio dove oggi c’è la Terrazza Mascagni, una volta sorgeva un fortino difensivo con tanto di torri e truppe di cavalleggeri. Negli anni poi è stato un parco divertimenti e anche uno dei primi cinematografi d’Italia.

Solo all’inizio del ventesimo secolo si decise di farne una piazza balneare posando qualcosa come 35 mila piastrelle bianche e nere che la trasformarono nella più grande scacchiera del paese.

E infatti se di domenica ci si siede su una panchina ad osservare la gente che l’affolla, sembra quasi di vederli gli alfieri, i cavalli e tutte quelle torri che secoli fa sorvegliavano la costa. Ci sono pure pedoni, re e regine. Qualcuna spinge una carrozzina mentre parla al telefono.

Un alfiere camposcuro con il cappello e le cuffie percorre tutta la diagonale fino al parapetto, non fa caso ad un vecchio re che nonostante il bastone s’arrocca poco più a destra; una signora conduce il suo cavallo, un maltese bianco di cinque anni, tracciando una L perfetta per raggiungere la casa più vicina.

Corrono tutti avanti e indietro sulle loro linee d’attacco nel tentativo di dare o schivare uno scacco e si muovono apparentemente in modo casuale anche se la scacchiera fa sembrare ogni passo una mossa ragionata, come se la mano di un invisibile Kasparov li indirizzasse sulle caselle.

La partita va avanti mentre passano le ore. La gente rincasa nelle proprie custodie e con loro i pezzi sul campo di battaglia che si svuota finché non ritorna ad essere la terrazza che è sempre stata. Rimane solo un pedone alticcio che non fa più caso a dove cammina.




Stefano Scanu vive a Roma. Nel 2014 ha pubblicato una raccolta di poesie intitolata "Come un albero per un’ampolla", e il saggio narrativo "Buio in sala. Guida breve ai cinema di Roma", tutti per Giulio Perrone Editore.