flânerie e viaggetti

La Verità del Sol Levante

Persino in Giappone la Bocca della Verità (794 mila risultati nelle ricerche Google) ha una sua statuita esemplarità. Nella foto, un gioco abbastanza diffuso nella sale giochi di Tokyo, quelle del Pachinko, per intenderci. A Roma uno dei siti con carovane di turisti. Di seguito i versi immortali del Sommo Poeta Romano Giuseppe Gioacchino Belli. Annotati e compendiati a beneficio di romani e viaggiatori. Esotici o meno.


La bocca de la verità

In d’una chiesa sopra a ‘na piazzetta
un po’ più sù de Piazza Montanara
pe la strada che porta a la Salara,
c’è in nell’entrà una cosa benedetta.

Pe tutta Roma quant’è larga e stretta
nun poterai trovà cosa più rara.
E’ una faccia de pietra che t’impara
chi ha detta la bucìa, chi nu l’ha detta.

S’io mò a sta faccia, ch’ha la bocca uperta,
je ce metto una mano, e nu la strigne,
la verità da me tiella pe certa.

Ma si ficca la mano uno in bucìa,
essi sicuro che a tìrà né a spigne
Quella mano che lì nun viè più via.

Note a margine. La poesia fu scritta il 2 dicembre 1832 (un anno che per Belli fu prolifico di versi). Wikipedia rispetto a la Bocca della Verità dice così: “è un antico mascherone in marmo pavonazzetto, murato nella parete del pronao della chiesa di Santa Maria in Cosmedin di Roma dal 1632. Il mascherone rappresenta un volto maschile barbato; occhi, naso e bocca sono forati e cavi. Il volto è stato interpretato nel tempo come raffigurazione di vari soggetti: Giove Ammone, il dio Oceano, un oracolo o un fauno” (il seguito qui).

Il lastrone misura 1,75 metri e pesa circa 1300 chili. Altri riportano l’informazione che l’antico tempio su cui sorge la chiesa (il cui appellativo “Cosmedin” sembra venisse dagli ornamenti voluti successivamente per essa da Adriano I nel 772) fosse dedicato a Matuta, alla Pudicizia Patrizia o a Proserpina e Cerere. Per molti la bocca del mascherone era forse stato sbocco della Cloaca Maxima o un chiusino di epoca imperiale per il deflusso delle acque. La Salara si trovava anticamente tra Aventino e Tevere. Tutto il resto è leggenda, quella del responso della bocca che sembra essersi diffusa in epoca medievale e a verifica di adulterio. E’ finita persino in una delle sequenze di “Vacanze romane” oltre che in tante foto giapponesi. Da cui l’evidente clone in cover.