poesie

Stra-dà 1 – Liberazione della mente

Stra-dà 1 – Liberazione della mente, una fotopoesia di Dolce&Gentile.

© Vincenzo Gentile

Stra-dà 1 – Liberazione della mente
di Giuseppe Dolce

Si dice “Latte letto lana”.
Mi dice: – Adesso ti mando un amico mio che è espertissimo.
Quella è l’unica cosa che ti permettono di fare.
A le quatro de la tarde.
Al di là di ogni cosa etica.
Mi ha dato un asciugamani che era piegato in tre: io l’ho piegato in due e l’ho messo lì. Tie’.
Sono venute fuori cose turche.
Un errore.
Me ne ha dette di tutti i colori.
Ti liberi la mente.

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Uno stra-dà, o audiodada, è una composizione poetica che adatta le regole di Tristan Tzara (vedi: Come si scrive una poesia dada) alla vita di strada. È un dada di strada.
Le regole dello stra-dà sono le seguenti:
1) ci si ferma in un luogo affollato con un taccuino in mano, un cellulare o qualunque altro mezzo atto a prendere nota;
2) si ascoltano le parole pronunciate dai passanti in dialogo tra loro o al telefono e si annotano;
3) raggiunte le dieci frasi (valgono anche il brandello di frase e la singola parola), si chiude la raccolta e ci si allontana dal luogo in cui ci si era fermati;
4) si ordinano le dieci frasi nel modo che si ritiene più adatto, tenendo conto della possibilità di considerare l’ordine spontaneo di raccolta come il più perfetto;
5) si intitola lo stra-dà prendendo spunto da una delle dieci frasi raccolte.
6) rispettare pedissequamente le regole dello stra-dà non è nello spirito dello stra-dà.




Le canzoni di aka Giuseppe Dolce, cantautore romano, sono ispirate a quello che succede nella vita, a Paolo Conte, a Tom Waits, a Enzo Jannacci, alle canzoni italiane dimenticate, ai blues indimenticabili e alle melodie nascoste tra le corde della chitarra.