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Uonna Club

Ci fa piacere ricordare a partire da questo nuovo volume della Arcana uno dei locali storici della scena romana musicale degli anni 80. Il Uonna Club. Così come ce lo raccontano Alessandra Izzo e Tiziano Tarli in “Italian Nightclubbing. Deliri, follie e rock’n’roll negli storici club del Bel Paese”. Intervistando tra gli altri anche Claudio Cecchetto, dj Ringo, Ernesto Assante, Dario Salvatori, Awana-gana e Dino Ignani.





Il Uonna Club sulla via Cassia a Roma è stato il locale romano punk per
eccellenza degli anni Ottanta (comunque fino a quando il punk è esistito,
qui in Italia arrivò ovviamente con circa cinque o sei anni di ritardo rispetto
per via dei suoi abiti non all’altezza della serata. Nel giro di poco tempo il numero
di persone che circola dentro e fuori il Billy’s per queste esclusive
Bowie nights cresce a dismisura e con loro anche la fama di Strange, che viene
chiamato addirittura da Bowie in persona per il video del suo hit Ashes To
Ashes del 1980. Il club di Soho è ormai troppo piccolo, l’allegra brigata si trasferisce
a Covent Garden al Blitz, location che diventerà il loro tempio e da
cui nascerà l’epiteto Blitz kids.

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Tra mise da marinaio, pirata, pierrot, pagliaccio, dandie, cow boy, streghetta,
suora sexy, geisha e femme fatale dai gender mescolati e con abbondante dosi
di mascara, fondotinta e paillettes, al Blitz incontri abitualmente Boy George
e i suoi Culture Club, gli Spandau Ballet, i Duran Duran, Sigue Sigue Sputnik,
Marylin e lo stilista John Galliano. Il sound dei new romantic è un pop elettronico
sofisticato, ballabile e commerciale, dai testi semplici e malinconici,
detto anche synth pop. Si balla con quel caratteristico andamento a scatti, da
robot, in un’atmosfera da ultimo dell’anno dove divertirsi diventa un obbligo,
l’alcol e la droga sono ovunque e i bagni sempre occupati: in sostanza il più
classico dei sex, drugs and rock’n’roll.

uo3Oltre ai già citati artisti, rappresentanti del genere sono anche Adam Ant the
Ants, Ultravox, Human League, Soft Cell, Tears for Fears e Depeche Mode.
In Italia, notoriamente terra più morigerata di quella di Albione, non si assiste
a una esplosione così eccessiva di abiti, trucco e travestitismo, ma il genere
musicale attecchisce parecchio, nelle discoteche è tra i più richiesti e ballati
e Spandau Ballet e Duran Duran vivono una stagione, seppur breve, di
divismo e rivalità ai livelli di Beatles e Rolling Stones. Esce persino un film dal
titolo Sposerò Simon Le Bon (C. Cotti, 1986) che racconta le storie di un
gruppo di teenager milanesi fan del new romantic, al punto che la protagonista
vuole sposarsi con il cantante dei Duran Duran. Tra gli estimatori del genere
ci sono naturalmente i nostri paninari, ma non è raro incontrare gruppi
di ragazzi che azzardano un look new romantic salutato da risate e dileggio
dei passanti. Tra gli artisti italiani del periodo possiamo sicuramente nominare
l’arlecchino robot Alberto Camerini, con il suo abbigliamento stravagante e
gli hit Rock’n’roll Robot e Tanz Bambolina.

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Assieme a quella dei paninari, la sottocultura dei new romantic rappresenta
molto bene quegli anni Ottanta spreconi ed esibizionisti fatti di apparenza e
futilità, completamente disinteressati a qualsivoglia impegno o rivendicazione
ma votati solo al mettersi in mostra e al divertimento più sfrenato.
alla scena inglese e americana). Il proprietario, tale Amerigo, personaggio
singolare per essere un «localaro», era uno che aveva una gran voglia di fare
cose diverse a Roma, ma a modo suo.

In questo club ci si arrivava attraverso la rampa di un garage, ed era uno
dei posti dove quasi ogni sera arrivava la polizia. In genere il tutto avveniva
all’alba, quando ormai i giovani punkettari (sembra dispregiativo, ma in
molti li chiamavano così, o addirittura «teste rapate» o «con la cresta») erano
belli che sballati e se le erano magari date di santa ragione. Sì, perché al
Uonna le botte e le bottiglie rotte in testa a qualcuno non mancavano mai.
Anzi, a un certo punto era quasi una prerogativa del locale, anche se chi ci
lavorava lo ha sempre negato. Lo stesso mitico dj del Uonna, Prince Faster,
ha dichiarato che, tutto sommato, questa storia delle botte e delle risse al
Uonna era un po’ una leggenda.

Prima cosa da fare al club: mai andare prima delle 23:00. Non solo non
ti facevano entrare, ma eri considerato uno sfigato. L’ambiente dentro
(molto originale per l’epoca… un po’ come i club di Londra o New York,
primo tra tutti il CBGB’s, anche se in realtà il Black Out in effetti era più
simile al club di NY sulla Bowery Street) era una sorta di labirinto cunicolare.
Lì potevi trovare una fauna umana davvero molto accattivante – con
dei look da far sembrare l’irriverente e geniale stilista Jean-Paul Gaultier un
piccolo collegiale – ma anche un po’ sinistra. C’era chi si faceva le canne, chi
pomiciava senza pudore, chi girava mezzo nudo, e poi nei bagni… accade
vano tutte le cose che dovevano accadere nei migliori cessi di un club alla
moda. Tutto questo mood era all’epoca, e soprattutto in Italia, molto underground,
e chi andava al Uonna in qualche modo voleva sentirsi diverso e
molto poco convenzionale. E ci riusciva benissimo.

Anche il Uonna, come tanti altri locali, di tanto in tanto lo chiudevano,
e ciò faceva incazzare i suoi clienti, ma accresceva ancora di più
il mito di questa sorta di cantina, buttata lì, sulla Cassia, fuori dal coro
e anche dal centro di Roma. Si mormora da anni che i gestori erano talmente
peculiari e contro il sistema che dipinsero sul muro della rampa
d’accesso al locale i nomi di Andreotti, Craxi e tutta una serie di
politici dell’epoca ammanettati tra di loro. Il Uonna e chi lo gestiva era
bello avanti coi tempi, per quell’Italia che si stava affacciando al punk,
alla new wave, al new romantic ma che, in fondo, aveva anche tanta sana voglia di puro sballo e di dance.
Punto.

Erano avanti e non poco. Look obbligatorio del Uonna? Un po’ tutto in relazione
a ciò che abbiamo menzionato sopra. Punk, new wave, new romatic,
ma anche giubbetti di jeans con le toppe, i capelli corti, con la cresta ma
anche qualche rimanenza di capelloni. E poi tante catene, crocifissi, spilloni,
spillette, il rossetto rosso magenta, i grandi orecchini a palla tipo bon bon,
la Dyane della Citroën e tanta Footloose-mania.
Anche questo era punk, italianamente punk, o semplicemente… rock’n’roll, ma ci piaceva!

www.uonnaclub.com
Info.

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