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Aurelio Picca: “L’Eur mi piace perché è contro Roma”

Pubblichiamo un estratto da “La Roma degli scrittori” (Laurana, che ringraziamo per averci concesso il testo), in uscita in questi giorni. Si tratta di un brano dello scambio tra la curatrice Daniela Mazzoli e lo scrittore Aurelio Picca. Le altre conversazioni sono con Paolo Di Paolo, Elio Pecora, Teresa Ciabatti, Igiaba Scego, Lorenzo Pavolini e Ugo Cornia. Nel sito della casa editrice c’è anche una bella carrellata delle immagini del set di interviste.

 

L’Eur mi piace perché è contro Roma: non è Roma, è un’altra città, è una Roma dello spazio, una Roma di quando avevo quattordici anni. Io ho tante Roma, però questa… Scappavo da casa a quattordici anni, andavo a sentire Napoli Centrale… senza sapere neanche bene quale fosse il PalaEur. Mi ricordo un giorno, qua, Pannella capellone, enorme, con un bellissimo cappottone color daino… c’era una manifestazione e lui stava lì a parlare. E mi ricordo quando Riccardo Cocciante si chiamava ancora Richard Cocciante… Qui ho sentito cantare Alan Sorrenti che avevo tredici o quattordici anni. Ero venuto a sentire Santana, ma quelli della contestazione, dell’azione politica, avevano sfondato tutto, saltavano le automobili, c’erano incendi continui… Santana suonò un quarto d’ora e poi andò via. E ancora prima, da ragazzino, al PalaEur ci ho visto combattere Mazzinghi e Benvenuti… era una bolgia bestiale, quando combattevano per il campionato italiano, avrò avuto cinque, sei anni, mi ci portarono i miei zii. Ho dei ricordi del PalaEur, da solo, illuminato, tutta quella gente… adesso ci hanno messo Rosso Pomodoro… si è confuso, umanizzato: c’è il parcheggio, la stele, il semaforo… ma prima sembrava un’astronave praticamente planata lì. Era isolato su quella collinetta, arrivavi e, tah!,non c’era niente.
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Scappavo per arrivare qui. Dai Castelli dovevo prendere un autobus che mi lasciava a San Giovanni sotto San Francesco, da lì prendevo la metropolitana,
mi pare fino al Colosseo, e dal Colosseo c’era un autobus che mi lasciava qui all’obelisco, e da qua io andavo a piedi verso il PalaEur, di notte. Prima venivo
soltanto a vedere i concerti, e poi la cosa è cresciuta. Mi piaceva camminarci. Perché? Perché mi piace molto l’Eur, viale Europa… sento molto questo salto del mare. Da qua vai al mare. E poi mi ricorda Ostia di Citti e poi ecco, Pasolini. Come mi disse una volta la Betti, ‘l’anima barbarica’, la mente barbarica di Pasolini, è Sergio Citti, perché i film di Pasolini sono tutti venuti da quella testa lì, dai racconti di Citti, che era una specie di stregone visionario, un aruspice, uno che aveva mangiato dentro le scatolette degli americani fino al ’50 e passa… Non aveva mai mangiato un pollo, pensava che il pollo avesse quattro zampe e non due. Ecco, e Ostia secondo me è grande come Accattone. L’Eur è un po’ questo… è un’altana, una Roma ponte. Veramente questo spazio è stato progettato perché doveva allargarsi fino al Circeo… tutto questo spazio. Una Roma come un secondo impero che si allargava fino al mare. E io qui ho sempre sentito uno spirito di libertà e anche di fondazione. Ovviamente non ideologica, del tutto empatica”.