George Perkins Marsh
George Perkins Marsh è il protagonista de L’ambasciatore delle foreste, il nuovo libro di Paolo Ciampi che esce per arkadia editore, di cui vi offriamo un estratto.
George Perkins Marsh
1801-1882
ambasciatore, intellettuale, ecologista
Potrebbe iniziare da questa lapide questa storia. Ma Paolo Ciampi ha fatto il piccolo miracolo di raccontarcela con tutte le sbeccature del marmo in L’ambasciatore delle foreste. La storia del primo ambasciatore americano in Italia, nominato personalmente da Lincoln. Il Regno di Italia è stato proclamato nel marzo 1861. A giugno, “passi lenti, silenzio di piombo, balconi addobbati di nero. Costernazione sui volti della gente, che comincia a disperdersi. George giunge a Torino, capitale di Italia, un triste venerdì di pioggia battente”. Poco prima i funerali del Conte di Cavour, l’uomo artefice del nuovo Regno italiamo. Mentre Washington si è appena affrettato a riconoscerlo, la prima capitale al mondo, attesa al meglio, con ammirazione. Ci vuole una persona di fiducia per guardare a questo meglio e Lincoln scommette su George Perkins Marsh.
Una storia interessante in cui ha peso la vita scritta e raccontata da Ciampi con grazia e curiosità tra racconto personale e cuciture di biografie e memorie della moglie dell’americano, Caroline. A Ciampi interessa però più che l’ambasciatore, l’ecologista e amante della Natura e degli alberi. E sarà bello scoprire quanto questo personaggio abbia influito sul nostro modo di amare la Natura e gli alberi oggi, sulla nostra concezione della protezione e dell’ecologia. Una scoperta che vi invitiamo a fare seguendo le tracce di George (come lo chiama affettuosamente l’autore) tra Vermont e Alpi. Eccone a voi un estratto per solleticare la curiosità.
Però per sentirsi davvero bene la ricetta è sempre la stessa, lasciarsi alle spalle Torino e i suoi impegni. Puntare verso le Alpi, appena possibile. Quante altre escursioni trovo, solo spulciando dove capita il diario di Caroline.
Un luglio in Val d’Aosta, su per i sentieri più scoscesi. Caroline che sale a dorso di mulino, lo strapiombo a lato. Una magia, il Monte Bianco e il Monte Rosa, ma George ha occhi solo per la moglie. Ritornerà tutta intera? Le passeggiate sopra Oropa, nelle Prealpi che guardano Biella. L’anfiteatro delle cime e il santuario dedicato alla Madonna Nera, una locanda in cui è fin troppo facile sentire il conforto della distanza da tutto, mica solo dall’America.
Quell’altra locanda che per soddisfare i buongustai della caccia serve il camoscio, solo che questa volta l’hanno tenuto troppo a macerare. Il puzzo è insopportabile. Due giovani abbandonano, una signora chiede la boccetta dei sali, Mister Marsh di autorità spalanca la porta, incurante della tempesta che incombe. Il giorno dopo sono bloccati, tutto intorno neve, solo neve di un biancore accecante. Ma non avendo ricevuto camoscio per cena – riconosce Caroline – siamo andati a letto abbastanza contenti.
La domenica in cui partono all’alba per raggiungere il Pian del Re, dove c’è la sorgente del Po, sempre che si possa stabilire con esattezza dove nasce un fiume – qualche dubbio lo coltivo dopo aver letto Claudio Magris sul Danubio. Caroline la notte non ha quasi chiuso occhio. Per niente al mondo partirebbe non fosse per quanto ci tiene George. Come sempre – riferisce – il signor Marsh si rifiuta di andare dove io non posso accompagnarlo.
Solo che oggi lei non ce la fa proprio a cavalcare. Le guide si caricano la sella sulle spalle e la sistemano sopra. Maledettamente scomodo e anche gli uomini, con tutta la loro buona volontà, presto arrancano. Caroline chiede di fermarsi, si siede su un sasso.
Per la prima volta in tutte queste escursioni ho sentito di aver intrapreso qualcosa che non sarei riuscita a portare a termine.
Non riesco a scorgere il volto di George in tutto questo però al rientro contatta un falegname. Per la testa gli ronza un’idea, notevolmente pratica. Vuole sperimentare una sorta di sedile portatile. Ragiona sull’imbottitura, sullo schienale, sul poggiapiedi. Più tardi verificherà e correggerà il lavoro insieme a Caroline.
Con Caroline, certo. Ma anche con se stesso. Convinto di queste escursioni come di poche altre cose sarà in tutta la vita.
Una volta dopo aver camminato tutta la giornata, su e giù per i sentieri delle Alpi, si è buttato a letto, stravolto dalla fatica. Appena il tempo di borbottare una manciata di parole: «Vorrei che mi dicessero francamente se sono un vecchio pazzo a stancarmi così.»
La mattina dopo si risponde da solo. Ha un’età in cui altri si muovono solo in carrozza o per prendere aria ai giardini. Però solo così sta bene.