flânerie e viaggetti

In the middle of… Mezzocammino

In the middle of….Mezzocammino, un dantesco viaggio oltre l’EUR.



Questa storia inizia con una strada che sto cercando ma su Google Maps non c’è. Figuriamoci su un Tuttocittà compagno di trasferte cittadine di un passato che sembra ormai remoto.
Ho un colloquio di lavoro molto importante il giorno dopo. Con l’aiuto di un amico scopro che il presunto ufficio si trova in una via microscopica in una zona denominata Mezzocammino. Mai sentita prima!

Vivo a Roma, per scelta consapevole e non casuale, da soli tre anni. Non ho ancora spinto il mio girovagare al di là dell’Eur. Lì era il mio confine e non immaginavo l’esistenza di questa terra di mezzo (da cui il toponimo) tra Roma e la foce del Tevere.

“Si trova nel quadrante Sud-Ovest della città, appena fuori dal GRA, tra la via Colombo e la via del Mare. Il nome «Mezzocammino» viene dalla storica stazione di sosta per i barconi che, carichi di merci, arrivavano da Ostia per raggiungere Roma attraverso il Tevere. A metà del viaggio che durava due giorni, le barche dovevano fermarsi e essere trainate, per mezzo di funi, da muli all’opera sulla sponda del fiume.”
Dal libro “Sacro Romano Gra” di Nicolò Bassetti e Sapo Mattucci, Quodlibet Humboldt 2013.

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Con i miei soliti calcoli da audace utente del trasporto capitolino scopro che c’è un solo autobus (un auto, come piace dire ai locali) che si spinge fino a quei confini: il 787.
Parto con ragionevole anticipo da casa. Piedi. Metro. Il viaggio vero comincia a Magliana e dura circa mezz’ora di autobus. Attraversata la Cina (viale della Grande Muraglia, Viale Pechino….) mi immergo in un piccolo Nuovo Mondo. Palazzoni di recentissima costruzione e altri ancora in cantiere con balconi sconfinati (praticamente dei terrazzi) incasellati con rigore in un dedalo di strade intitolate ai maestri del fumetto italiano. La vera sorpresa però arriva quando il 787 scivola nella rotonda di Piazza Andrea Pazienza: grandissimi mosaici in fotoceramica mi riportano all’improvviso indietro nel tempo. E rivedo la Pimpa e Lupo Alberto, e rincontro Diabolik e Dylan Dog e Corto Maltese e Zanardi (ah la mia Bologna!). Ma ce ne sono molti altri e io sto solo citando quelli che, in diversi momenti della mia vita, mi sono stati cari.
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Arrivo al capolinea a mezzogiorno (l’ora esatta dell’appuntamento, l’anticipo della partenza non era poi così ragionevole!) e il luogo mi comunica molta calma: c’è silenzio e un enorme spazio verde fiancheggia la strada. È il Parco dei Fumetti, il luogo dove, in meno di un’ora, mangiare l’insalata portata da casa, leggere, riflettere, depurarsi dall’aria condizionata dell’ufficio. Chi non sta lavorando e ha più tempo di me può fare sport, invece, o accompagnare nell’area dedicata il suo amico a quattrozampe, giocare sugli scivoli, e direi, soprattutto, pedalare lungo una sterminata pista ciclabile nel verde, un vero gioiello in una città dove queste realtà sono ancora troppo rare.

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Quando osservo Mezzocammino dai finestroni dell’ufficio vedo uno spazio ancora sospeso: non troppo abitato (a dispetto dei moltissimi palazzoni di cui si diceva) e con poche attività commerciali timidamente sparse qua e là. Però è un progetto di insediamento originale con le sue potenzialità e a un passo da quel centro nevralgico che, nonostante tutto, l’Eur rappresenta.
Risalgo sul 787 per tornare in centro. So di essere arrivata al capolinea quando vedo apparire sulla destra il Colosseo Quadrato. Ogni giorno mi colpisce come se lo vedessi per la prima volta. Ma questa è un’altra storia…ve la racconto un’altra volta.

Da fare
Una pedalata all’interno del Parco dei Fumetti.
Una foto al tuo eroe di carta in Piazza Pazienza.

Laureata in storia a Bologna con tesi sul femminismo è insegnante e ricercatrice indipendente ed esperta di studi di genere.