• hr

    Una pagnottella verso Termini

    È seduta davanti. Siamo su un treno che porta a Roma Termini da Ciampino dove sale. Con studiata tempistica mangia una pagnottella – più larga di un panino – nel tempo esatto in cui il convoglio fa ingresso nell’ultima stazione. I morsi sono lenti, come se calcolassero le distanze. Ogni tanto l’indice spinge il prosciutto cotto, che straborda, nella bocca. Tutto il corpo sembra concentrato in questa unica azione. Mangiare la pagnottella per arrivare a destinazione. Il tutto in un tempo definito. Sembra straniera, le unghie sono grigie gonfie come le mani, che sembrano da lavoratrice domestica.

  • photo trouvée

    Via Nazionale con alberi e carrozze

    Ecco come appariva via Nazionale verso fine Ottocento con carrozze trainate da cavalli e alberelli che stentano a crescere. Sullo sfondo la chiesa di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, a destra San Paolo dentro le Mura. La foto è scattata da un palazzo lì sulla destra (scendendo) subito dopo via Quattro Fontane. Una dama a passeggio, il solito ragazzino che attraversa e un uomo senza giappa. Sulla destra della foto scavi immancabili, mucchi di terra. Viabilità all’inglese: si sale da sinistra. Il cappello non è un optional.

  • obituaries

    Fred Buscaglione

    Fred Buscaglione, una vita piemontese che si spegne a Roma. In una bella biografia scritta da Maurizio Ternavasio, “Il grande Fred. Fred Buscaglione, una vita in musica” uscita per Lindau ripercorriamo gli ultimi fotogrammi di una vita per nulla “piccola”, raccontata a ritroso. Ecco, l’inizio della strana esistenza dello chansonnier morto a Roma in un incidente d’auto ai Parioli a partire da questa tragica fine.

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    Nessuno a Nessuno

    Nessuno a Nessuno scrive. La barba e i capelli lunghi più di un metro, disegna strane crittografie su fogli A4 piegati per lungo. Simboli sempre uguali, ripetuti. Quasi gli stessi, di foglio in foglio. Piccoli anelli nella prima metà, il resto è carta bianca forse lasciata alle risposte. Li infila sotto le vetrate sporche di un negozio abbandonato e sfitto in pieno centro storico, quasi fossero lettere, cedole, partiture che nessuno leggerà. Il pavimento dell’esercizio fallito si è fatto bianco e di cerchietti in penna biro. Passati da un carrello della spesa ingombro di sporte lorde al vuoto indefinito di uno spazio in nessuna locazione.