poesie

Di certo nei secoli, nei millenni futuri

Di certo nei secoli, nei millenni futuri, è una poesia tratta dalla nuova raccolta di Claudio Damiani “Prima di nascere” (Fazi).

Prima di nascere eravamo già nati sembrerebbe dire questa raccolta di Claudio Damiani. “Cari amici, mi chiedo questo: è possibile che nel ’300 /
io non sono vissuto?” e ancora “È possibile poi che non sia vissuto /
nell’800, nel ’700, nel ’600?” chiede il poeta senza fragilità o costernazione. Da sé al mondo tutto assume una chiarezza rassicurante pur nella freddezza della visione. In fondo “Dal mio terrazzo guardo l’universo. / Questa vita che ho finirà tra poco / e l’universo continuerà / nel suo lungo cammino”.

“Prima di Nascere” è parte di un ininterrotto dialogo con il Sistema-Vita che Damiani  intesse da sempre. Dalle sue prime poesie di “Fraturno”, il poeta dà del “tu” a tutto e alla fine raggiunge il Tutto per familiarità, per frequentazione – continua ma mai ossessiva, pacificante anche se in un viaggio affaticato talvolta. Il Tutto senza tempo, quello che ogni cosa precede e concatena.

E sembra proprio che scriva di questo tempo senza inizio con la consapevolezza dell’eternità “orientale” (CD da sempre frequenta i lirici cinesi e tiene conto e apprezza la visione dell’attimo che tiene in sé presente e passato) che è capace di benedire con la sua saggezza anche le pagine più amare del nostro vivere: “L’essere è, e tu sei con lui. / Sei tutt’uno con il cielo, con la terra, le piante, / sei tutt’uno con le macchine anche / e coi neutrini spersi nell’etere, / sei tutt’uno con gli altri uomini anche, / anche con i peggiori nemici”.

Un passaggio di senso dietro l’altro, un capitolo di pagine e versi di questo grande Libro della Poesia di Claudio Damiani ci portano coerentemente ai temi esistenziali – esiziali o salvifici – sempre con maggiore frontalità e continuità quasi che bene e male avessero raggiunto la loro efficace sintesi.

Guerre e soldati, attimi di pace nella “battaglia” della vita, ricordi e anticipazioni. Delle volte verrebbe da pensare che Orazio – poeta amato e tradotto da Damiani – abbia dato la mano a Lucrezio e insieme lo abbiano portato sempre più dentro questo viaggio nel Sistema-Vita. Giungendo alla radice ultima e non contaminata dalla visione personale in cui tutto non sembra ancora essere accaduto («Ma veramente ti sembra / di non essere mai nato?») con il rischio che possa non succedere più (“mi sento come una tabula rasa / e la vita sta finendo”). 

Eppure in questa indeterminatezza, se il Viaggiatore decide di fluire nelle cose, senza cercare di trattenerle, ogni cosa anche la più lontana può trovare soluzioni inimmaginabili.”Può essere, uomini che abitate nelle stelle, / che noi non ci incontreremo mai / perché siamo troppo lontani” e può essere che già siamo pronti alla comunicazione telepatica. Forse lo eravamo già.

Per gentile concessione dell’autore e dell’editore ecco a voi dei versi estratti dalla raccolta. (R.C.)

Di certo nei secoli, nei millenni futuri
saremo chissà dove, in altri pianeti e mondi,
saremo entrati così dentro nella natura
da comandarla a nostro piacimento,
non moriremo più, potremo allungare la vita
quanto vorremo, e, posto che davvero
saremo signori della natura,
non mancheranno di certo le sorprese,
dovremo combattere per mantenere il dominio
e non è detto che vinceremo sempre,
io però vorrei mantenere questi boschi
dove cammino nel silenzio tra gli alberi,
mi sta bene stare qui, anche morire fra poco
ma stare qui in questo silenzio, camminare
per questi sentieri, sentire gli alberi accanto
che respirano, stare in silenzio con loro.




È nato nel 1957 a San Giovanni Rotondo. Vive a Rignano Flaminio, nei pressi di Roma. Tra le sue raccolte poetiche ricordiamo "Fraturno" (Abete, 1987) e "Attorno al fuoco" (Avagliano, 2006, Premio Mario Luzi, finalista Premio Viareggio). Per Fazi Editore ha pubblicato "La miniera" (1997, Premio Metauro), "Eroi" (2000, Premio Montale), "Poesie", "Il fico sulla fortezza" (2012, Premio Camaiore, Premio Brancati) e "Cieli celesti" (2016).