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Judei de Roma
“Judei de Roma” è una graphic novel che documenta ventidue secoli di presenza ebraica a Roma in tavole disegnate splendidamente da Mario Camerini. Dai primi commercianti provenienti da Alessandria nel II sec. a.C. fino all’incontro tra Papa Francesco e il rabbino Di Segni. In mezzo, ovviamente molto dolore ma anche la forza di un intreccio ormai inscindibile che arriva spesso a dirci quanto la storia di questa cittĂ non possa non essere legata ai “Judei de Roma” (Giuntina editore; che ringraziamo per la concessione di questa selezione di tavole).
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L’Urbs (ri)picta di Mimmo Frassineti
Si inaugura al Museo Bilotti “URBS PICTA. La Street Art a Roma”, una personale del fotografo Mimmo Frassineti. Di seguito una carrellata degli scatti in mostra.
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Policlinico Umberto I
Il Policlinico Umberto I, dedicato all’omonimo re italiano, è la faccia operativa della facoltĂ di Medicina e Chirurgia della Sapienza UniversitĂ di Roma. La sua costruzione venne iniziata nel 1883 su un progetto di Giulio Podesti (lo stesso del traforo Umberto I di via Milano e del Grand Hotel) e Filippo Laccetti (ma collaborerĂ anche Edgardo Negri, nipote del primo).
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Philippe Forest
Intervista esclusiva a Philippe Forest su Roma.
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Correre all’alba a Villa Torlonia
Un manipolo di podisti si aggira alle prime luci della Nomentana nella vecchia villa del Duce. Silenziosi. Concentrati. Allungano lungo i vialetti di Villa Torlonia. Murakami Haruki in “Hashiru koto ni tsuite kataru ni boku no kataru koto” (ma sì, facciomola semplice: “L’arte di correre”, Einaudi) li avrebbe definiti in meditazione costante. ChissĂ quali sono i loro mantra, ci chiediamo, se, come scrive Murakami, ognuno per arrivare alla fine della maratona ne deve avere uno (anche alla fine della giornata, sia chiaro). Citiamo dall’autore giapponese e dal suo libro autobiografico: “Tra i concorrenti ce n’era uno che per tutta la corsa, dall’inizio alla fine, rimuginava su un motto appreso dal…
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Franco Arminio
Franco Arminio è uno scrittore che ci piace. Ci piace la sua formula “paesologa”. Ci piace il suo andare per tracce brevi. Ci piace, infine, il suo essere partito da case editrici piccole senza perdere la dimensione del suo impegno civile. Del suo non (voler) essere commerciale. Ci siamo detti: beh a Roma ci sarĂ pur stato no? E cosa avrĂ significato per lui lasciare i paesi? Come applicare la sua paesologia a Roma? Con uno slittamento dal piccolo al grande e viceversa. Perdendo il senso delle proporzioni.